Le ultime novitą sul trattamento delle emorroidi
La malattia emorroidaria costituisce, nel mondo occidentale, la patologia proctologica di più frequente riscontro. Uno dei meccanismi ritenuti di maggiore importanza è costituito dall'iperafflusso di sangue arterioso che giunge alle emorroidi determinando la loro congestione e, conseguentemente, stasi, edema e prolasso esterno dei gavoccioli emorroidari.
Le principali innovazioni nel trattamento di tale patologia, negli ultimi anni, sono state finalizzate ad una diminuzione del dolore post-operatorio (caratteristico degli interventi chirurgici più tradizionali), garantendo al tempo stesso al paziente una soluzione definitiva del problema.
In tale ambito il sistema THD ("Transanal Haemorrhoidal Dearterialization") rappresenta la procedura meno invasiva.
Le emorroidi infatti non vengono asportate, salvaguardando così una struttura anatomica importante nel meccanismo della defecazione e che contribuisce alla continenza delle feci.
Il metodo THD utilizza uno strumento appositamente creato, un anoscopio, collegato ad una sonda doppler che permette un'agevole individuazione dei rami terminali delle arterie emorroidarie che vengono legati (la cosiddetta "dearterializzazione") circa 1-2 cm al di sopra della giunzione retto-anale, in una zona non innervata da fibre dolorifiche. Dopo la legatura, la riduzione del flusso arterioso ai vasi emorroidari provoca la netta riduzione volumetrica dei noduli emorroidari. L'assenza di ferite chirurgiche e di traumatismi nel canale anale fa sì che il paziente non avverta dolore (o che questo sia molto contenuto) nel periodo postoperatorio.
Qualora la malattia avesse determinato, nel tempo, un prolasso emorroidario esterno (o addirittura anche della mucosa rettale, il prolasso muco-emorroidario), con il metodo THD questa condizione può essere affrontata con successo praticando, dopo la legatura dei rami arteriosi emorroidari, una cosiddetta "mucopessia", in modo che tutta la mucosa interessata dal prolasso sarà attratta verso l'interno e le emorroidi torneranno ad occupare stabilmente la loro posizione anatomica. L'intervento può essere praticato con una sedazione farmacologica associata ad analgesia o un’anestesia spinale “a sella”; ciò rende possibile eseguirlo in regime di "day hospital".
Le indicazioni a tale trattamento sono:
- emorroidi di II e III grado;
- emorroidi di IV grado non sclerotiche (fatto salve le marische cutanee fibrotiche esterne che, qualora necessario, sono meritevoli di asportazione);
- emorroidi di qualunque grado in pazienti con compromissione della continenza.
Rispetto ad altre metodiche attualmente praticate, i vantaggi osservati nei pazienti operati con il metodo THD (ormai numerosi in tutto il mondo) sono:
- bassa frequenza di recidive;
- diminuzione o assenza del dolore post-operatorio;
- ridotta incidenza delle complicanze postoperatorie;
- assenza di significative alterazioni della defecazione;
- ripetibilità in caso di recidiva;
- possibilità di esecuzione dell'intervento in day hospital;
- rapida ripresa dell'attività lavorativa da parte del paziente.
Il metodo THD costituisce oggi una validissima possibilità terapeutica, mininvasiva, per il trattamento delle emorroidi.
Il paziente può, con maggiore tranquillità e minori sofferenze, ottenere la risoluzione degli invalidanti sintomi determinati dalla malattia emorroidaria.
Affrontare subito questo problema equivale oggi a curarlo con il minimo dolore, evitando di dover ricorrere, un domani, ad un doloroso intervento di asportazione delle emorroidi.